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In famiglia e nel mondo, ottavo appuntamento in Campidoglio con il festival Letterature

In famiglia e nel mondo, ottavo appuntamento in Campidoglio con il festival Letterature

Autore: Gabriele.Santoro - Capo Redattore
Data: 23/06/2014 16:03:07

 Non sarà la partita dell’Italia, decisiva per le sorti del girone Mondiale, a fermare il Festival Internazionale di Roma “Letterature”, che la serata di martedì 24 giugno, ottava della manifestazione, vedrà in Campidoglio la presenza di Walter Veltroni, Mario Calabresi e l’autore statunitense Jonathan Lethem per “In famiglia e nel mondo”, lettura di stralci tratti da loro inediti, rispettivamente Sapere e arrivare. Profondità e movimento, Se una foto può guarire il dolore e Sette stazioni del testimone trasferito.

Il filo conduttore della rassegna, lo spunto d’ispirazione per gli ospiti, è la frase di Elias Canetti “ognuno, ma proprio ognuno, è il centro del mondo” e nemmeno questi autori potevano esimersi dal commentarla nella conferenza stampa di presentazione tenutasi la mattina del 23 giugno presso la Casa delle Letterature in piazza dell’Orologio – tranne Lethem assente, ma rimedierà al Festival. “Considero valida l’affermazione se poi da centro del nostro mondo interagiamo con il prossimo”, interviene Veltroni, mentre il direttore de La Stampa Calabresi si interroga su cosa mettere in questo centro e la risposta sembra essere “un’esperienza fondante”, che poi sia l’amore, il dolore o altro conta meno del segno che viene lasciato.

Appuntamento che per l’ex sindaco Veltroni assumerà un sapore particolare per due motivi, sia per la promozione della manifestazione nel 2002 con Gianni Borgna che per il ritorno in quella che è stata la sua residenza da primo cittadino. Ma più di ogni altra cosa “sarà bello vedere molte persone riunite per ascoltare le parole e le storie di scrittori, quando si sta con gli altri per la città ed i suoi abitanti è una buona notizia, se prevalgono stanchezza, disagio e paura la città soffre”.

Se una foto può guarire il dolore Tema della catarsi che sarà centrale per Calabresi, il suo ultimo volume è una lunga intervista al fotografo inglese di guerra Mc Cullin, che nei suoi scatti sembra usare la sofferenza degli altri per elaborare la propria, dovuta alla perdita del padre in tenera età e all’allontanamento forzato della sorella, affidata ad un’altra famiglia. Proprio per questo è stato “un osso durissimo, inseguito a lungo”. La condivisione del lutto, Mario Calabresi è figlio del commissario Luigi ucciso nel 1972 da un commando di due uomini, è stata forse la chiave per consentire a Mc Cullin di aprirsi.

Né Veltroni né Calabresi nascono scrittori, la politica ed il giornalismo sono o sono state le occupazioni principali. Ma così, a partire dalla lettura, “si cerca di vivere le vite altrui”, chiude Veltroni, “mossi dalla curiosità e dalla generosità di voler lasciare qualcosa, anche se dovesse essere dettata dal narcisismo. L’importante è che resti una traccia”.


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